La Prima al Teatro dell’Opera di Damasco
Anche noi siamo andati alla Prima della Scala, la sera di Sant’Ambrogio… solo che siamo qui al Teatro dell’Opera di Damasco.
Magdaleen (Magda) che è la mia prima persona che conosco fuori dall’ufficio, mi invita a questa serata elegante.
Mi dice: “Devi proprio venire all’Opera! Si esibirà l’Orchestra nazionale siriana e suonerà interamente musica araba tradizionale!”
Uh. Mmm. Ok, mi spingerebbero la sua gentilezza e la curiosità di una serata diversa di pura immersione nella cultura locale: Magda non immagina che il genere mi è ostico. E non per la musica araba tradizionale, eh? … è che all’Opera mi ci devono portare di peso anche se intonano Mozart nella Chiesa di Santa Maria del Carmine di Milano.
Anche quando ad esibirsi c’è quella gran gnocca di mia cugina Soprano, Angela Nisi, ma appunto, lo faccio perché c’è mia cugina ed è gnocca, e non perché ho scoperto nuovi piaceri musicali.
Ad ogni modo, per non dispiacerla, accetto, non proprio convintissima.
Mi passa tra le mani il libretto per seguire il programma della serata. Tutto in arabo, ovviamente scritto da destra a sinistra. Vorrei dirle che a parte le immagini, tutto il resto per me è arabo! Ma non credo capirebbe la mia battuta.
E sia, entriamo.
Cerco di non addormentarmi, tanto un’ora passa in fretta, non fosse che ad un certo punto, la monotonia delle performance (per me tutte uguali), si spezza a sorpresa.
Si chiama Rana Sulaiman; è una cantante lirica nazionale molto conosciuta e si presenta al pubblico in carrozzina e da sola vale il biglietto della serata.
Canta, molto brava, arriva a tonalità altissime (non me ne intendo in realtà, ma intuisco) e dopo l’esibizione spiega qualcosa che fa commuovere tutti che scattano in piedi all’unisono, mentre Magda mi traduce in inglese.
Ora capisco perché i fiori, le foto, gli applausi scroscianti: è tornata a cantare dopo 5 anni.
La guerra l’ha resa invalida e l’ha ridotta sulla sedia a rotelle.
Lei è di Homs, a nord di Damasco, dove la guerra ha fatto più danni che altrove ed è una di quelle persone che nonostante tutto, non si è piegata ed è sopravvissuta non solo alla guerra, ma anche alla resa dei suoi sogni.
Oggi Rana canta più forte di prima nonostante sia seduta, come a dire “nemmeno stesa, mi farete smettere di cantare!”
Perché poi cosa vuoi raccontare della guerra se non quello che accade dopo?
Puoi distruggere tutto per un po’ di tempo, ma poi la vita e i sogni riprendono ancora più forti di prima.
E se l’Opera House da questa sera ha inaugurato la sua riapertura riprendendo le sue attività culturali dopo 5 anni di guerra, e Rana, pur invalida, arriva a spaccare ancora i culi, bé questi sono segni certi e visibili di Speranza e Resilienza da parte di tutta la comunità siriana.
Alla fine devi vederci per forza qualcosa di positivo in mezzo a tutto questo schifo che abbiamo creato anche noi, e Magda che riconosce la mia espressione stranita da outsider, stasera è riuscita a strapparmi un sorriso finale con la storia di Rana all’Opera di Damasco ..e forse quasi anche un altro pure sulla musica lirica!
Avanti tutta. Ricostruiamo!