Tornata a casa
Com’è strano tornare a rivivere
posti lasciati mesi fa
quando con l’abitudine
li chiamavamo: Quotidianità.
Torno ad assaporare
le mie vecchie quotidianità stabili;
le viuzze del paese;
i cartelli e le insegne
nella lingua che mi ha cresciuta.
I sonori “Buonasera!” e “Prego!”
E poi le doppie e le sorde nelle fresi, nel linguaggio.
Le fermate della linea, eterne,
i mostri blu alti il doppio
dei soliti che mi accompagnavano
in terra straniera.
I visi scuri e gli occhiali oscuranti.
L’aria umida che scalda e increspa i capelli.
Perfino il frigo di casa
e il lavabo del bagno
mi sembrano stranamante più preziosi.
E torno a fare il bidet.
Sono tornata a casa.
(Lecce, marzo 2008)