Squarci di Normalità

La follia dell’uomo medio moderno giudica “normalità”:

Quella dei cantieri affollati di operai immigrati sotto casa;
quella delle strade affollate di immigrati elemosinanti.

Quella delle vetrine delle larve;
quella della superficialità evanescente.

Quella che sottopone la fisicità alla prova costume;
e quella che non sottopone alla prova del nove
neppure la scelta tra il proprio regime alimentare
e l’ultima corsa ai fast-(and-furious)-food.

Quella del clima dell’urgenza sociale locale,
quella dietro l’angolo a due passi da casa,
mentre ignora quella nazionale o internazionale a tutti i costi.

Quella dell’ultimo inutile paio di scarpe a qualsiasi costo.

Quella che destina al lavoratore nero
il tradizionale comodo lavoro in nero;
quello che non conosce né contributi né concorsi,
quello che nessuno cerca, cui nessuno fa ricorso.

La normalità del piccolo figliolo d’italiani benestanti
che non dovrà ammazzarsi troppo di lavoro per averne uno, eppure si lamenta.
E quella dell’universitario figliolo di nessuno che non si lamenta
se dovrà ammazzarsi tra partime, gavetta e esami da trenta.

Quella che l’Università è a discrezione:
o la scelta opzionale dell’obiettore studente
che si tiene occupato fino agli -enta;
oppure il diversivo tra i tanti,
tra l’essere mantenuto mensilmente da papà
o il mantenersi in piedi il giorno dopo, dopo la sbornia pagata comunque dalle quote mensili di papà.

La normalità del papà-centrico,
e quella del papà neppure tangente.

Quella del clientilismo familiare sulla meritocrazia;
quella della familiarità cristiana forzata
e quella del giorno della forza della famiglia!

Quello dello sperpero lordo di stipendi spesi bene.
Quella che spera bene di sparire agli incroci alla richiesta di un sozzo ambulante;
e quella che forse un giorno spera meglio di sparargli.

La normalità del grande centro-città; o quella del borgo sconosciuto;
quella delle piacevoli e sane vacanze romane
e quella delle vacanze romane trascorse piacevolmente in Via Condotti.

Quella che, condotti dal bisogno, si lasciano sedurre dai tarocchi.
E quella che il sermone del politico di turno
trascina il sornione verso sicuri balocchi.

Quella che si spera possa un giorno fermare tutto questo falso moralismo inculcato,
e quella che non voglia l’ignoranza mietere ancora nuove vittime, per un diolodato!

(Roma, aprile 2007)

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