Realtà – Finzione – Realtà

Cosa non si fa per un pezzo di carta! Benedetta simulazione!

Divisi in due gruppi, qualche giorno fa ne ho vissuta un’altra di esperienza bella intensa insieme ai colleghi siriani che lavorano quasi tutti per le Nazioni Unite.
Diciamo che prendere la certificazione UNDSS in Sicurezza sul campo, proprio qui in Siria, ha il suo fascino, il suo piacere ed è anche un privilegio. Farlo poi nella sede siriana dell’UNRWA …uh, ancora di più.

L’autostima era alle stelle quando ho cominciato il corso.
Figurarsi l’adrenalina quando mi hanno detto dell’ultima prova pratica! Con simulazione di 3 tipi di incidenti, tra cui rapimento con ostaggio e check-points con attori veri, addestrati realmente per i militari, che simulavano ISIS armati di mitra e forza bruta, prendermi di peso per la divisa antiproiettile (che di suo pesa già 10 kg!) e lanciarmi per terra (sul serio) dal mitico fuoristrada UN.

Diciamo pure che sentirsi nell’orecchio, in un arabo urlato (vero), che stai per morire (per finta).. bé il suo effetto -cattivo- lo fa, eccome!
Scaraventata di nuovo e in ginocchio di fronte al muro, mani legate col nastro adesivo e, cosa assai malvagia, incappucciata e trasportata di corsa non so dove, avevo capito che si trattava di luogo, un magazzino al chiuso adibito a “rapimenti”.
Non respiravo molto bene (vero), perché l’elmetto mi si era sbattuto con forza sugli occhiali, spostati. La divisa premeva sul petto, avevo il fiato corto.
Potevo dire “Stop” quando volevo! (era nei termini del “gioco”), ma ho voluto resistere e andare avanti per empatia verso l’ostaggio, per capire meglio l’effetto che fa: rimanere immobili legati mentre dei pazzi sbattevano robe alle mie spalle, facendo casino e sbraitando non so cosa, mentre io non vedevo, non potevo.
Poi ad un tratto ho sentito dell’acqua sulle mani (vera) come a simulare la benzina che sta per darti fuoco…

Realtà-Finzione-Realtà.

Ecco. Vivere in un posto dove c’è la guerra, dà più o meno queste sensazioni di estraniamento.
La simulazione, nel mio caso, era una contingenza “felice” che alla fine, dopo un’ora di finto “ostaggio”, finito con l’ovazione generale della prova, mi ha fatto esplodere in un’emozione (vera) e giù due lacrime come un sfogo liberatorio.

Tutto troppo realistico. Mi sono stretta a loro in un abbraccio (pure con i terroristi-attori), il documento finale a concludere la bella settimana trascorsa insieme e un vaffa- bello forte con gli occhi ancora lucidi, come a dire: immagina invece quando è tutto vero…
Già.

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