Perdonami

Cosa è che non provo guardandoti negli occhi?

Né il fremito nello sguardo;
né ho le mani sudate,
lo stomaco occluso o le interiora attorcigliate;
né la voglia di ferirti con promesse che so già di non poter mantenere.

Il mio pensiero è volto altrove.
Familiare mi è solo quel castano nel riflesso,
quell’odore di tabacco nel respiro,
quel tepore di nudi corpi umidi nell’intreccio.

Perdonami per il coraggio che non trovo,
per il tempo già concluso,
per le valigie già pronte.

Manca poco e devo andare.
Perdonami.
Esco fuori un attimo.
A cambiar vita.

(Lecce, agosto 2007)

 

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