L’uomo nell’arena
Il 23 aprile 1910 Theodore Roosevelt, Presidente degli Stati Uniti d’America, tenne un discorso all’Università Sorbona di Parigi:
Non è colui che critica a contare, né colui che indica quando gli altri inciampano, o che commenta come una certa azione si sarebbe dovuta compiere meglio.
L’onore spetta all’uomo nell’arena. L’uomo il cui viso è segnato dalla polvere, dal sudore e dal sangue.
L’uomo che lotta con coraggio, che sbaglia ripetutamente, sapendo che non c’è impresa degna di questo nome che sia priva di errori e mancanze.
L’uomo che dedica tutto sé stesso al raggiungimento di un obiettivo, che sa entusiasmarsi e impegnarsi fino in fondo, e che si spende per una causa giusta.
L’uomo che quando le cose vanno bene, conosce finalmente il trionfo delle grandi conquiste e che, quando le cose vanno male, cade sapendo di aver osato.
Quest’uomo non avrà mai un posto accanto a quelle anime mediocri che non conoscono né la vittoria, né la sconfitta.
Il mio amico Andrea Giuliodori, fondatore di EfficaceMente e mio guru in fatto di Crescita personale, ha ripreso questo passaggio del discorso di Roosevelt in una delle sue “newsletter del lunedì” inviate a tutti i suoi lettori. Ma non solo.
Prendendo spunto da un altro discorso, quello dello scrittore canadese, Robin Sharma, noto tuttologo dello sviluppo della persona, una volta si è soffermato sul “rischio più grande nella nostra vita“, ovvero: “diventare anziani e renderci conto di non aver vissuto la nostra vita come la persona che avevamo la possibilità di diventare” – continua – “Esiste infatti un enorme potenziale in ognuno di noi, un potenziale unico e inesplorato. Ogni giorno possiamo scegliere se coltivare questo potenziale e farlo sbocciare o lasciarlo avvizzire nella mediocrità“.
Decidere da che parte stare è una scelta solo nostra: io sono la donna nell’arena.