L’umiltà, non attribuitemi

Vi affido al mio delirio.
E con questa presentazione ho dato vita ad un libro.
Chiunque abbia avuto il sospetto
oppure abbia minimamente ipotizzato, o osservato
se attribuirmi o meno l’idea dell’umiltà
si è sbagliato, e non di poco.
L’umiltà, vi prego, non attribuitemi.

Forse per un tempo, piccolo, remoto
Ne scorreva in vena, abbondando copiosamente.
Ora è carente, gemente, zampillante.
L’umiltà è una condizione di vita di purezza;
una necessità che viene a trovarmi solo
quando ho voglia di spogliarmi e di vedere il mondo con povertà.

Dacché questo mondo seppur senza pretese, né offese,
e seppur per breve parte della mia esistenza,
ho visto andare in un (in)certo qual modo,
mi tengo la disillussione e il disincanto
e lascio volentieri ai fanciulli altre virtù.

(Lecce, maggio 2007)

 

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