Il Viaggio – R. Tagore

Finché sto fermo
accumulerò
tutta la zavorra della terra:
nei miei occhi
non ci sarà sonno:
come un verme
divorerò l’universo:
nuovi dolori
verranno ad accrescere il fardello:
la vita
sotto il peso delle sollecitudini
momento per momento
insenilisce nel freddo del dubbio
in bianchi capelli.

Per la foga del cammino
nell’urto con l’universo
da sé cadranno le opposizioni:
i vari cumuli di pene
verranno dispersi.
Nel bagno del cammino mi purificherò,
nella bevanda immortale del cammino
una nuova giovinezza
fiorirà in ogni istante. Io sono un camminatore
guarderò sempre avanti.
O menzogna
perché mi chiami indietro?

Non resterò fermo
in un angolo della casa
amoreggiando segretamente con la morte.
Mi cingerò il collo
con la collana dell’eterna giovinezza
e in mano prenderò
il suo canestro di benvenuto.
Getterò via la zavorra
e le accumulate provviste.

O mio animo,
il cielo è pieno di canti
della gioia del cammino.
Sul tuo carro
canta il poeta dell’universo,
cantano il sole, la luna e le stelle.

Rabindranath Tagore, Calcutta (1861-1941)

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