Doppio encefalo loquace

La donna dal doppio encefalo loquace
è più o meno una creatura umana.

Ha due braccia e due trecce
e un sistema operativo al posto della zucca,
contenitore ed elaboratore inesauribile
di dati, cultura e letteratura.

Traduttore simultaneo ad alimentazione per fortuna alimentare.

Non passa un secondo che, a breve, ti racconta l’ultima scoperta,
quasi sempre stridendo
.

I suoi sono tentativi discretamente invadenti
che coinvolgono epidermicamente anche gli strati di corpo più restii,
mentre i suoi consensi restano solitamente pochi e taciti.

Non bisogna temere il peggio se per qualche minuto ha perso la lingua.
Ti sta ascoltando.
Sta solo recuperando il fiato prima di ripartire, loquace, per intontire.

Addomestica perfino l’oratore più convincente
e ha il dono di risollevare il morale fiaccato con una fiaba.

Riserva una coltura speciale per le sue piantine,
investendo il suo buon tempo per il loro buon frutto.
Ne condivide lo sbocciare prezioso.

Condividere, appunto: la sua parola d’ordine.

Spalanca lunghe braccia alla condivisione.
Dispensa sorrisi, maturità di donna e ostentazione
per gli arbusti un po’ più bisognosi di attenzione.
Ne irrobustisce i più fragili.

Entusiasta sempre, anche di poco.
Soprattutto di poco!

Ti accoglie nel suo angolo di fate e di inchiostro.
Ti regala il suo tempo
e tu sarai presto partecipe del suo in qualche modo,
o in qulche strana forma su una mensola della sua stanza o sul muro.

Potrei andare avanti per ore a parlare di lei,
che ha saputo costruire attorno a sé la stima della gente.
Ha di certo la mia. Come quella di tante altre, chiaro.

Ma che curioso genietto ho avuto sotto il mio tetto!
Presto però ci separeremo entrambe dallo stesso,
per cercarne uno nuovo fuori,
vergine di ricordi e di risate estive,
che ci faccia magari ricongiungere
e ripensare al periodo felice e loquace
.

(Lecce, giugno 2007)

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