
Lasciar essere vs lasciar stare
- Vincenza Lofino
- 29 luglio 2019
“Lasciami provare!” – chiese per favore la Determinazione alla Rassegnazione. “Sì ma… chi te la fa fare?” – risposero le sorelle Pigrizia e Indolenza. “Tanto c’è sempre qualcuno più bravo di te!” – il Censore. “E quel qualcuno è quasi sempre raccomandato e conosce gli ambienti…” (accompagnato da un gesto allusivo con la mano) – rafforzò un lavativo Qualunquismo. “Ha ragione lui! Tanto non cambia niente. Così è, come deve essere!” – incalzò suo fratello Fatalismo. “Poi oh! Quanti sbattimenti la tua vita?! Molla il colpo e rilassati!” – entrò maleducatamente nel discorso la Procrastinazione. “Già, e poi se un domani te ne penti, cosa fai? Mica puoi tornare indietro!” – rincarò la dose un passivo Rimorso. “Infatti, lascia perdere tutti quei pensieri! Io, quando ero giovane, anche io credevo nei sogni, poi ho fatto quello che era giusto fare” – pressò un frustrato Rimpianto. “Senti ammé! Accontentati di ciò che hai ora, che tra qualche anno non puoi sapere! E mi darai pure ragione!” – sbottò sicuro di sé Rancore. “…E stattene a casa tua. Con i tuoi genitori, la tua famiglia… Poi loro invecchiano e non li vedi più!” – in coro i Sensi di colpa. “E soprattutto ogni cosa va fatta a tempo debito; sarebbe pure tardi per fare quello che immaginavi fare/essere. Avresti dovuto cominciare prima!!!” – ribatté saccente e altezzosa, la Rinuncia. “Sei sempre in giro! Vuoi fare il ragazzino/a! Ma lo capisci che non lo sei più? C’hai pure una bella età!” – fece la Morale. “Ma poi come fai senza un marito/moglie/compagno/a stabile e senza figli! E poi quando avrai dei figli, con la vita che fai, a chi li lasci?” – ricordò la Doverizzazione. “Ah già che ci siamo: quando fai un figlio??” – indicò le lancette dell’orologio, l’Ansia… “Fermati prima che sia troppo tardi… che dopo una certa età poi si resta soli!!!” – il Giudice sentenziatore della bassa coscienza. “Lascia stare. Non sei bravo!” – disse la Mediocrità. “Se lascio stare non sarò mai bravo. Se lascio stare darò ragione a tutti voi! Piuttosto voi lasciatemi stare. Lasciatemi essere in pace! Non sono forse io l’autore del mio destino?!” – risposi io. Nella mia vita mi è sempre stata cara una frase-guida che lo storico romano Sallustio scrisse in una lettera al console Appio Claudio Cieco: Faber est suae quisque fortunae! “Lasciami provare!” – chiese per favore la Determinazione alla Rassegnazione. “Sì ma… chi te la fa fare?” – risposero le sorelle Pigrizia e Indolenza. “Tanto c’è sempre qualcuno più bravo di te!” – il Censore. “E quel qualcuno è quasi sempre raccomandato e conosce gli ambienti…” (accompagnato da un gesto allusivo con la mano) – rafforzò un lavativo Qualunquismo. “Ha ragione lui! Tanto non cambia niente. Così è, come deve essere!” – incalzò suo fratello Fatalismo. “Poi oh! Quanti sbattimenti la tua vita?! Molla il colpo e rilassati!” – entrò maleducatamente nel discorso la Procrastinazione. “Già, e poi se un domani te ne penti, cosa fai? Mica puoi tornare indietro!” – rincarò la dose un passivo Rimorso. “Infatti, lascia perdere tutti quei pensieri! Io, quando ero giovane, anche io credevo nei sogni, poi ho fatto quello che era giusto fare” – pressò un frustrato Rimpianto. “Senti ammé! Accontentati di ciò che hai ora, che tra qualche anno non puoi sapere! E mi darai pure ragione!” – sbottò sicuro di sé Rancore. “…E stattene a casa tua. Con i tuoi genitori, la tua famiglia… Poi loro invecchiano e non li vedi più!” – in coro i Sensi di colpa. “E soprattutto ogni cosa va fatta a tempo debito; sarebbe pure tardi per fare quello che immaginavi fare/essere. Avresti dovuto cominciare prima!!!” – ribatté saccente e altezzosa, la Rinuncia. “Sei sempre in giro! Vuoi fare il ragazzino/a! Ma lo capisci che non lo sei più? C’hai pure una bella età!” – fece la Morale. “Ma poi come fai senza un marito/moglie/compagno/a stabile e senza figli! E poi quando avrai dei figli, con la vita che fai, a chi li lasci?” – ricordò la Doverizzazione. “Ah già che ci siamo: quando fai un figlio??” – indicò le lancette dell’orologio, l’Ansia… “Fermati prima che sia troppo tardi… che dopo una certa età poi si resta soli!!!” – il Giudice sentenziatore della bassa coscienza. “Lascia stare. Non sei bravo!” – disse la Mediocrità. “Se lascio stare non sarò mai bravo. Se lascio stare darò ragione a tutti voi! Piuttosto voi lasciatemi stare. Lasciatemi essere in pace! Non sono forse io l’autore del mio destino?!” – risposi io. Nella mia vita mi è sempre stata cara una frase-guida che lo storico romano Sallustio scrisse in una lettera al console Appio Claudio Cieco: Faber est suae quisque fortunae!