Lasciar essere vs lasciar stare

Lasciar essere vs lasciar stare


“Lasciami provare!” – chiese per favore la Determinazione alla Rassegnazione. “Sì ma… chi te la fa fare?” – risposero le sorelle Pigrizia e Indolenza. “Tanto c’è sempre qualcuno più bravo di te!” – il Censore. “E quel qualcuno è quasi sempre raccomandato e conosce gli ambienti…” (accompagnato da un gesto allusivo con la mano) – rafforzò un lavativo Qualunquismo. “Ha ragione lui! Tanto non cambia niente. Così è, come deve essere!” – incalzò suo fratello Fatalismo. “Poi oh! Quanti sbattimenti la tua vita?! Molla il colpo e rilassati!” – entrò maleducatamente nel discorso la Procrastinazione. “Già, e poi se un domani te ne penti, cosa fai? Mica puoi tornare indietro!” – rincarò la dose un passivo Rimorso. “Infatti, lascia perdere tutti quei pensieri! Io, quando ero giovane, anche io credevo nei sogni, poi ho fatto quello che era giusto fare” – pressò un frustrato Rimpianto. “Senti ammé! Accontentati di ciò che hai ora, che tra qualche anno non puoi sapere! E mi darai pure ragione!” – sbottò sicuro di sé Rancore. “…E stattene a casa tua. Con i tuoi genitori, la tua famiglia… Poi loro invecchiano e non li vedi più!” – in coro i Sensi di colpa. “E soprattutto ogni cosa va fatta a tempo debito; sarebbe pure tardi per fare quello che immaginavi fare/essere. Avresti dovuto cominciare prima!!!” – ribatté saccente e altezzosa, la Rinuncia. “Sei sempre in giro! Vuoi fare il ragazzino/a! Ma lo capisci che non lo sei più? C’hai pure una bella età!” – fece la Morale. “Ma poi come fai senza un marito/moglie/compagno/a stabile e senza figli! E poi quando avrai dei figli, con la vita che fai, a chi li lasci?” – ricordò la Doverizzazione. “Ah già che ci siamo: quando fai un figlio??” – indicò le lancette dell’orologio, l’Ansia… “Fermati prima che sia troppo tardi… che dopo una certa età poi si resta soli!!!” – il Giudice sentenziatore della bassa coscienza. “Lascia stare. Non sei bravo!” – disse la Mediocrità. “Se lascio stare non sarò mai bravo. Se lascio stare darò ragione a tutti voi! Piuttosto voi lasciatemi stare. Lasciatemi essere in pace! Non sono forse io l’autore del mio destino?!” – risposi io. Nella mia vita mi è sempre stata cara una frase-guida che lo storico romano Sallustio scrisse in una lettera al console Appio Claudio Cieco: Faber est suae quisque fortunae! “Lasciami provare!” – chiese per favore la Determinazione alla Rassegnazione. “Sì ma… chi te la fa fare?” – risposero le sorelle Pigrizia e Indolenza. “Tanto c’è sempre qualcuno più bravo di te!” – il Censore. “E quel qualcuno è quasi sempre raccomandato e conosce gli ambienti…” (accompagnato da un gesto allusivo con la mano) – rafforzò un lavativo Qualunquismo. “Ha ragione lui! Tanto non cambia niente. Così è, come deve essere!” – incalzò suo fratello Fatalismo. “Poi oh! Quanti sbattimenti la tua vita?! Molla il colpo e rilassati!” – entrò maleducatamente nel discorso la Procrastinazione. “Già, e poi se un domani te ne penti, cosa fai? Mica puoi tornare indietro!” – rincarò la dose un passivo Rimorso. “Infatti, lascia perdere tutti quei pensieri! Io, quando ero giovane, anche io credevo nei sogni, poi ho fatto quello che era giusto fare” – pressò un frustrato Rimpianto. “Senti ammé! Accontentati di ciò che hai ora, che tra qualche anno non puoi sapere! E mi darai pure ragione!” – sbottò sicuro di sé Rancore. “…E stattene a casa tua. Con i tuoi genitori, la tua famiglia… Poi loro invecchiano e non li vedi più!” – in coro i Sensi di colpa. “E soprattutto ogni cosa va fatta a tempo debito; sarebbe pure tardi per fare quello che immaginavi fare/essere. Avresti dovuto cominciare prima!!!” – ribatté saccente e altezzosa, la Rinuncia. “Sei sempre in giro! Vuoi fare il ragazzino/a! Ma lo capisci che non lo sei più? C’hai pure una bella età!” – fece la Morale. “Ma poi come fai senza un marito/moglie/compagno/a stabile e senza figli! E poi quando avrai dei figli, con la vita che fai, a chi li lasci?” – ricordò la Doverizzazione. “Ah già che ci siamo: quando fai un figlio??” – indicò le lancette dell’orologio, l’Ansia… “Fermati prima che sia troppo tardi… che dopo una certa età poi si resta soli!!!” – il Giudice sentenziatore della bassa coscienza. “Lascia stare. Non sei bravo!” – disse la Mediocrità. “Se lascio stare non sarò mai bravo. Se lascio stare darò ragione a tutti voi! Piuttosto voi lasciatemi stare. Lasciatemi essere in pace! Non sono forse io l’autore del mio destino?!” – risposi io. Nella mia vita mi è sempre stata cara una frase-guida che lo storico romano Sallustio scrisse in una lettera al console Appio Claudio Cieco: Faber est suae quisque fortunae!

comments powered by Disqus

Articoli Correlati

Babele

Babele

Riflessioni poetiche sull’identità, la storia, l’appartenenza e i problemi della migrazione attraverso i versi dell’autore, con riferimento al Mediterraneo. Un’importante espressione dell’attuale clima di nostalgia e della profonda consapevolezza sociale.

Leggi di più
Visto av-vistato!

Visto av-vistato!

Questo è un pezzo di poesia contemporanea che esprime un misto di anticipazione, speranza e determinazione. L’autore esprime l’aspirazione a dare il massimo, esplorando l’importanza delle convinzioni personali e del coraggio nel far fronte ai rischi.

Leggi di più
Scelta suberba

Scelta suberba

La scelta superba che si impadronisce della tua vita. Superba anche l’indecisione che ti lancia una nuova sfida:

Leggi di più