Non ho corso

Non ho corso


Sono una sportiva e quest’anno non ho corso. La maratona mi è passata accanto; e non ho corso il pericolo di rifarmi male, ma ho corso ugualmente il guaio di star male nel vedere gli altri sgambettare. Che strazio. Che pena, portare st’inutile peso sul dorso.

Sono rimasta a casa con il cell in mano, ho scorto qualche foto dell’anno scorso; mi sono iscritta ad un concorso, ho frequentato da remoto qualche corso (online) con cui ho trascorso gran parte del tempo, qualche rigurgito, qualche rimorso, qualche grappino (giusto un sorso..) mentre intanto i postumi dell’incidente scandivano le ore e la noia in tutto il loro decorso.

Così ho accorso il bisogno di tornare a scrivere, il ricorso ad altre forme di libertà.

Ho chiesto aiuto piuttosto, mi è giunta una preghiera in soccorso: mi ha fatto sto discorso (che all’inizio sembrava pura follia): “Ora che è stato fatto l’intervento al ginocchio, non fermarti solo al rimborso di tutto l’esborso (della fisioterapia), ma fai pure ricorso ad una dose generosa di steroidi di pazienza, stereotipi sulla lungimiranza, la necessità di non farne un dramma, fai della gestione del rischio, la lezione del come evitare un altro danno”

..Sì, ok, e intanto io qui che non corro da un anno.

Quest’anno non ho corso milioni di passi e vedermi al nastro, dandoti il braccio (al photofinish). Ho rincorso l’odore dell’asfalto, i chilometri sull’erba del campetto.

Ho soccorso la mia anima che fatica ad accettarne la sfida dopo un’altra sfiga suicida accidentata di cui sento ancora i morsi (allo stomaco) simili al morso di un cane corso incrociato sul percorso, quei maledetti eventi intercorsi fatti di corsi e ricorsi storici, in una corsa contro il tempo che ripercorro nel buio triste del ricordo, ma concordo che son pur sempre una sportiva, e presto o tardi tornerò alla mia Rincorsa.

(Milano, aprile 2019) Sono una sportiva e quest’anno non ho corso. La maratona mi è passata accanto; e non ho corso il pericolo di rifarmi male, ma ho corso ugualmente il guaio di star male nel vedere gli altri sgambettare. Che strazio. Che pena, portare st’inutile peso sul dorso.

Sono rimasta a casa con il cell in mano, ho scorto qualche foto dell’anno scorso; mi sono iscritta ad un concorso, ho frequentato da remoto qualche corso (online) con cui ho trascorso gran parte del tempo, qualche rigurgito, qualche rimorso, qualche grappino (giusto un sorso..) mentre intanto i postumi dell’incidente scandivano le ore e la noia in tutto il loro decorso.

Così ho accorso il bisogno di tornare a scrivere, il ricorso ad altre forme di libertà.

Ho chiesto aiuto piuttosto, mi è giunta una preghiera in soccorso: mi ha fatto sto discorso (che all’inizio sembrava pura follia): “Ora che è stato fatto l’intervento al ginocchio, non fermarti solo al rimborso di tutto l’esborso (della fisioterapia), ma fai pure ricorso ad una dose generosa di steroidi di pazienza, stereotipi sulla lungimiranza, la necessità di non farne un dramma, fai della gestione del rischio, la lezione del come evitare un altro danno”

..Sì, ok, e intanto io qui che non corro da un anno.

Quest’anno non ho corso milioni di passi e vedermi al nastro, dandoti il braccio (al photofinish). Ho rincorso l’odore dell’asfalto, i chilometri sull’erba del campetto.

Ho soccorso la mia anima che fatica ad accettarne la sfida dopo un’altra sfiga suicida accidentata di cui sento ancora i morsi (allo stomaco) simili al morso di un cane corso incrociato sul percorso, quei maledetti eventi intercorsi fatti di corsi e ricorsi storici, in una corsa contro il tempo che ripercorro nel buio triste del ricordo, ma concordo che son pur sempre una sportiva, e presto o tardi tornerò alla mia Rincorsa.

(Milano, aprile 2019)

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