Orfeo

Orfeo


Solitamente non destino lusinghiere sviolinate d’accademia ad alcuno solo per compiacerlo troppo frettolosamente.

Ad ogni modo, impiegherei solo due righe, a detta di un cuore infatuato per cantare con la cetra la mia coscienza.

Oppure, se fosse poco, stilerei rotoli di papiri per aggiungerne i commenti (e soddisfare i cartolai).

Ma alla fine scelgo di destinare al mio lui il pensiero più semplice, che di semplicità mi nutre quando di semplicità mi voglio illuminare.

Come concreta e semplice, l’antica leggenda che dice del cantore Orfeo vagante, in cerca della sua musa, Euridice.

Lui che, varcati i confini d’oltretomba, attese, imperterrito e diligente il buon vento propizio per attraversare i rivi infernali e intenerire col suo canto.

Determinato e fermo, giunse ad ammonire con giudizio un ostinato Ade, signore del supplizio, e a ricongiungersi nuovamente a lei che fu “condotta alla luce del giorno”.

(Lecce, marzo 2007) *ultima quote tratta dal brano “Orfeo” – C.Consoli

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