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Il suo gesticolare composto e garbato. Amo ascoltare parlare il suo francese chiaro, chiarissimo. Amo il suo capriccio fonetico. Il suo inceppare sulle S, le Z, le Ci e le Gi. Amo le sue attenzioni, i suoi richiami, il suo tempo e i suoi 20 anni.

Amo i suoi occhi verdi. Le sue lunghe ciglia femminili. Amo il suo modo elegante di mangiare, di afferrare la forchetta.

Non una briciola. Non una macchia sui suoi baffi biondi.

Amo il suo albero di Natale, amo il suo sentir “la festa”.

L’ordine nella sua cameretta, la pulizia di questo ometto meticoloso e sicuramente in un’altra vita “casalinga”.

Amo il suo gestire la giornata. Amo il suo gestire maniacale la cucina.

Amo il suo stendere le lenzuola, la cura nella scelta della padella per la cena.

Amo il bianco della sua tenda in bagno. Amo i suoi bicchieri colorati disposti sulla mensola. Il suo tenermi la mano nei suoi rarissimi slanci d’affetto.

Merci pour le bonheur que tu m’as donné.

(Reims, Francia, dicembre 2007)

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